lunedì 26 dicembre 2011

Ciò che siamo





Questa vuole essere la metafora di ciò che siamo nella società, di ciò che la gente incompresa è costretta a sopportare tutti i giorni: tutti noi, giovani, adulti, persino bambini, dobbiamo indossare una maschera per piacere agli altri, e con la quale proteggerci dalla violenza che altrimenti ci pioverebbe addosso ogni giorno... con il difetto di nascondere la parte più pura di noi anche agli occhi di chi la saprebbe apprezzare. Con il volto coperto, piangiamo lacrime di sangue.

Lettera di un ragazzo perduto

Guarda le stelle, guarda come brillano sul mondo, così, graziosamente incesellate nell'infinita immensità dell'universo... Non c'è davvero dettaglio che non perda di valore di fronte a tanto grande vastità... Vivi, prova tutto ciò che puoi finché ti è concesso, scavalca le barriere del conoscibile e conquista le terre dell'inesplorato... Sii come una cometa, che conosce ogni cosa dall'alto ed arde ad altissima velocità, rischiarando tutto ciò che la circonda: fa che la tua scia sia il più intensa possibile, e non curarti di quanto durerà... Calpesta tutti i sentieri già battuti, e figurane di nuovi quando finiranno; proclama l'assoluta libertà dei sensi e dell'anima, sgombra le porte della tua percezione! Cogli l'infinito che c'è in ogni cosa, crea nuovi mondi, renditi dio di te stesso... Conosci gli eccessi e superali, varca ogni limite... Il mondo è nostro, se allunghi una mano ti sembrerà quasi di afferrarlo... è nostro per pochi attimi: vivili intensamente e cattura ogni istante di essi, ogni profumo, ogni sguardo, ogni sensazione piacevole... Inebria i tuoi sensi, non precluderti mai niente, ché niente al mondo è degno di essere mai precluso... Ubriacati di felicità, porta al massimo qualsiasi emozione... Sii sempre ciò che vuoi essere, conosci tutto ciò che saresti potuto essere; le stelle continueranno a brillare, per te, per ognuno di noi che abbia la volontà di fermarsi, per qualche momento, a rimirarle, a rimirarti.

sabato 3 dicembre 2011

Morte e follia

All'inizio provavo solamente pena per lui, per la sua malattia stranissima e incompresa dai più che lo rendeva così diverso. Poi però, quando aveva cominciato a prendere di mira anche me, a causa di questa sua malattia, ho iniziato davvero ad odiarlo. Lo odiavo per l'angoscia che mi metteva il pensiero di lui ogni mattina quando sapevo di doverlo vedere e sopportare per un'ora o due, con i suoi deliri nevrotici, con il dubbio costante che gli venisse voglia di urlarmi contro per qualche futile ed inesistente pretesto, cui non potevo oppormi per nulla al mondo. Fu così che cominciai a disprezzarlo, e a sperare davvero, dapprima vergognandomene pure un poco, che per qualsivoglia motivo un bel giorno potessi apprendere la notizia della sua morte. Ero perduto: il primo mattoncino di quello che sino ad allora avevo creduto essere il solido muro della mia moralità interiore era caduto, e ad esso sarebbe seguito un affondare precipitoso verso l'abisso. Non l'avevo capito ancora, o forse semplicemente volevo ignorare la spaventosa verità. Ma proprio oggi, con mia stessa grande sorpresa, dopo l'ennesimo suo comportamento bizzarro, che per la sua posizione di dominanza mi trasmetteva sempre molta paura, ho sentito, per la prima volta dentro di me, non più già solo il desiderio che per qualche assurdo motivo egli morisse, ma la volontà chiara e inequivocabile di provocargli io stesso la morte. E' chiaro, è stato un trauma anche per me, lo scoprirmi capace di tanto turpi pensieri. Davvero non l'avrei mai concepito un ragionamento simile dalla mia mente, sino a qualche tempo fa! La sola idea di rendermi causa scatenante la morte di un altro essere umano mi provocava incubi ad occhi aperti; sicuramente anzi, ne ero certo, non avrei potuto continuare a vivere se ciò fosse accaduto. E comunque tuttora sento di provare lo stesso ribrezzo per questa storia dell'omicidio, se penso ad altre persone al di fuori di lui. Ma quando si tratta di lui, non so, mi sembra quasi di fare un'opera di bene al mondo. Che pensieri spaventosi! Eppure, credo che chiunque se si trovasse nei panni di aggredito da quell'essere maligno proverebbe le stesse mie sensazioni, lo stesso desiderio di vendetta che, represso da troppo tempo, marcisce, ristagna ulteriormente, puzza di marcio fino alla nausea e spinge ad azioni mai credute possibili precedentemente. Ma il rimorso, sarebbe un marcire peggiore?


Essere perverso, muori!
Fai da concime alla terra;
dal tuo corpo solo ortiche
cresceranno, e stoppie e muschi.
Annullati, sei malato,
crepa per tutti; consolaci
almen di questo.

metro: sei ottonari sciolti con quinario a chiudere.